Addio a piatti e bicchieri di plastica: dal 3 luglio cosa non si potrà più usare?

Addio a piatti e bicchieri di plastica(anche quelli biodegradabili): dal 3 luglio sarà vietata la vendita di plastica monouso.

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Dal 3 luglio stop alla plastica monouso, piatti e stoviglie e progressivamente anche ai bicchieri. Il cui consumo, solo in Italia, infatti è stimato in oltre 20 milioni al giorno, cioè tra i 6 e i 7 miliardi l’anno. Secondo una ricerca di Marevivo, oltre l’80% dei rifiuti marini rinvenuti sulle spiagge europee sono di plastica , la metà sono oggetti di plastica monouso come: cannucce, cotton fioc, piatti e posate, palette da cocktail, bastoncini dei palloncini. Dal 3 luglio questi oggetti di plastica potranno essere venduti solo per esaurire le scorte finite quelle saranno ufficialmente vietati.

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Conosciamo meglio tutti i dettagli. Confindustria contesta due aspetti: in primo luogo il fatto di avere inserito fra gli oggetti vietati anche quelli compostabili (questi ultimi spariscono rapidamente nell’ambiente). In secondo luogo, avere ampliato con le linee guida  di maggio il campo dei prodotti vietati e fra questi sono stati inclusi anche gli imballaggi in carta plastificata, con un contenuto di polimero inferiore al 10%. Plastica computabile e carta plastificata sono due settori nell’industria italiana molto forte. Infatti il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, si impegnerà a riesaminare le norme per attuare qualche modifica. Sarà una vera rivoluzione sopratutto per il mercato del packaging alimentare, nel quale gli involucri non potranno più essere di plastica cosiddetta oxodegradabile: vale a dire che si degrada frantumandosi in tanti piccoli pezzetto dannosi per l’ambiente.

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E’ vero che la plastica inquina ma dà anche lavoro a migliaia di persone, solo in Italia gli addetti all’interno settore sono oltre 160mila, distribuiti tra aziende del Nord Italia ( quasi 54mila in Lombardia e 25mila in Veneto), mentre i lavoratori della cosiddetta packaging Valley italiana sono quasi 20mila. Proprio per questo, si sono fatti sentire; non è escluso che ci sia un parziale dietrofront. Allo studio dell’Ue c’è infatti un criterio di calcolo basato sulla quantità reale di plastica contenuta sopratutto nei prodotti misti. Cosa vuol dire? Che se ad esempio un prodotto fatto con altro materiale come la carta, viene rivestito di un sottile strato di plastica potrebbe essere immesso in commercio perché la parte plastificata è minima.

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